Peppe Arnone, riconosciuto come uno dei più grandi fotografi di moda esistenzialista, si presenta qui come teorico contro la “contraccezione fotografica” con un breve e folgorante saggio nato dalla sua esperienza sul campo della fotografia. Termine coniato dal fotografo appena 2 mesi dopo l'uscita della prima reflex digitale, contraccezione è per Arnone il “neo-complesso delle pulsioni autoriali inconsapevoli che guidano il processo di formazione dell'atto fotografico all' ombra della mancanza dell'indotto tecnico -oggettuale del sistema analogico. “Il medium fotografico come sublimatio dell'eros che contempla il risultato fisico dell'immagine concretamente legata ai liquidi omniotici delle camere oscure è finita da più di un decennio. La diminuzione dei tempi d'attesa, la fine dell'erotismo delle pellicole attorcigliate ai cilindretti neri, l'interruttore sempre abbassato che decreta lo spegnimento delle vecchie luci rosse dei camerini di sviluppo” sono per l'autore una scelta precisa nell'ambito della fotografia di moda, scelta che indica l'abbandono della volontà di fecondazione autoriale nel campo della fotogenesi in ambito tecnico-virile.
“Che l'imperante casta omosessuale a capo della moda voglia appropriarsi anche della fotografia?”, “che la digitalizzazione imperante porti all'annichilimento testosteronico?”
“che Dio abbia preso una decisione discutibile se non sbagliata?”
Questi alcuni dei tanti quesiti che ci pone Arnone nel suo difficilissimo saggio.
LA FOTOGRAFIA COME FORMA DI CONTRACCEZIONE
ENAUDI
21 pagine 38.00€
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