La sociologia deviante delle fosse.
Perché la gente che si incontra sui tram è piena di viscere? Perchè l'idea del sudore altrui non è confortante? Perché un ingegno calvo colto da forte tristezza come Durkheim alla fine non morì suicida? E' giusto parlare di "volontà d'omicidio giustificato" se una ragazza bionda e brutta viene soppressa per il solo fatto di essere una borseggiatrice? Che ora è?
C'era una branca poco conosciuta della sociologia delle devianze che nel 1978 avrebbe potuto rispondere a queste e altre domande.
Il suo primo teorico, Erzilio Frehensztain nel 1958 la chiamò semplicemente “sociologia della negazione poco convinta per domande dolorose”, ma fu il suo dogsitter Pierr Kuparnayaskjija a
Pierr Kuparnayaskjija durante una premiazione a Santa Ninfa TP Italia |
Allo stesso tempo nel saggio “KakkaFreud” pone le basi dell'ambiguità (irrisolta) della sua stessa teoria, accondiscendendo alla teoria freudiana secondo la quale il controllo e l'espulsione dei prodotti del proprio corpo costituiscono uno strumento di regolazione delle relazioni con l’ambiente circostante, ma ponendo l'accento sulla forma di riconoscimento contrastante dell'intestino-altro secondo la legge del “non c'è spazio sociale riconosciuto per più di due entità defecanti” di Brusseau-Fourlou (1918), da cui la ormai nota cotraddizione Kuparnayaskkjijsnca.
Ad ogni modo l'assunto principale che se ne tira fuori da qualsiasi approccio teorico è sempre lo stesso: “l'altro fa schifo, ma io sono l'altro”, (facile evincere la posizione negazionista rispetto all'omicidio, pratica giustificata invece dalla vecchia “sociologia della negazione poco convinta per domande dolorose”). La dicotomia teorizzata dallo studioso non portò mai a nessuna soluzione, motivo per il quale Kuparnayaskjija nel 1979 brevettò le sue teorie, ne registrò il marchio e lo vendette ad una nota azienda di bibite del Colorado che ne detiene la patria potestà e i diritti d'autore, ragion per cui non è più possibile dal 1980 in poi (previa autorizzazione di un ignoto notaio del Colorado) asserire che la gente fa schifo.
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