IL COMMIATO DI PRHEHEWJHUIOP

Dopo il temibile successo di "I SEGRETI DI MESFERFESTDSD TRESNSFS" Frangiacomo Giacofiglio torna con il suo quarto romanzo, frutto di anni di studi e tratto da una storia vera. 
Awaeilala Ley è una giovane appartenente alla tribù M'Baka che vive  a Prhehewjhuiop,  piccola bidonville di ventotto milioni di abitanti nella Repubblica Centrafricana, durante il dominio di 
Jean-Bédel Bokassa. Insospettita dalle continue sparizioni di cani randagi e giovanni albini chiede aiuto ad alcuni spiriti maligni che vivono dentro di lei sotto forma di "voci" e dopo sedici ore di indagini riesce a scoprire la sordida verità. Intuendo che la follia dietro a quel mistero è imputabile ad ogni singolo abitante di Prhehewjhuiop, denuncia l'accaduto alle autorità costringendo così l'intera comunità, secondo la tradizione, a lasciare il villaggio con un colossale commiato consistente in un breve rito che prevede ventotto milioni di strette di mano al capo tribù, al quale seguirà un suicidio di massa. Quel giorno Ley scoprirà il dolore e la solitudine. Così comincia l'ultimi lavoro di uno dei più grandi romanzieri di questo secolo, meraviglioso spaccato sul quotidiano della vita nel centro dell' Africa durante gli anni sessanta scritto in un magistrale bianco e nero.


IL COMMIATO DI PRHEHEWJHUIOP
FRANGIACOMO GIACOFIGLIO
758 Pag. 21.00€
Paiedeya ed.


BESTIARIUM 3




Yalba Evenhevlham, immenso conoscitore del Tanàkh e grandissimo talmudista del suo tempo, fu affetto dalla fantasiosa sindrome di Kaiser-Gorgone, una sofisticazione genetica della sindrome di Roitier-Goldrake. Fisicamente constava di un miscuglio informe senza arti inferiori con una testa di panda gigante dello Sichuan ed un innesto naturale con un corno francese (aberrazione genetica ancora poco conosciuta). Nato e cresciuto a Tel Aviv il suo aspetto non gli permise di studiare in sinagoga per via dell'intransigenza di alcuni rabbini, dovette quindi imparare a ballare il foxtrot (come richiede la tradizione ebraica secondo i consigli dei profeti nel Neviìm Rishonim) per potere accedere alla sapienza, e per quattro anni prestare servizio presso le Forze di Difesa Israeliane come bestia da aizzare contro i palestinesi ritenuti più estremisti. Divenuto famoso per le sue fattezze e la sua sapienza nella prima metà degli anni sessanta, rinnegò la sua fede e la sua appartenenza allo stato di Israele per questioni politiche. La pelliccia della sua parte di panda giace ai piedi della scrivania di un funzionario comunale di Gerusalemme.  

MI SA CHE HO UCCISO KRISHNA


Il terzo romanzo di Jonathan Blunwein.
Antony Uenghi è un insegnante di uzbeko, ha inciso decine di album suonando musica classica spagnola, ha viaggiato in ogni dove. Alla soglia dei cinquant'anni, stanco della sua vita piatta, uccide la moglie, compra un camion da rimorchio e fugge da tutto alla ricerca di Dio nella speranza che possa guarirlo dalla depressione e al contempo spiegargli il funzionamento del fondo monetario europeo. Saranno tanti i personaggi che incontrerà e che cambieranno la sua vita, in particolare il vecchio P., un sosia di Mozart, che lo convincerà a rapire un piccolo bambino azzurro che poi si rivelerà essere Krishna, l'unico dio che Antony vedrà mai. Ogni bizzarra figura che incontra è solo la proiezioni di quello che avrebbe voluto essere, di ciò che forse diverrà. Tutto è incerto e affascinante come le notti e i tramonti che si susseguono e che lui osserva avidamente dall'interno della cabina del suo camion tappezzata di foto di Papa Wojtyła. La fine, prologo dell'inizio della storia vera e propria, comincia da un atto che ormai è un classico nei romanzi di Blunwein, il massacro prima verbale e poi fisico di una divinità indiana, fino al coma e poi alla morte.

JONATHAN BLUNWEIN
MI SA CHE HO UCCISO KRISHNA
FSTRKTR EDITORI ASSOCIATI
458 pag. 25.00€

IL CAPPOTTO A MANICHE CORTE tragedia di uno stilista effeminato in Algeria

Algeria, 1954. Ibrahim Rosa Walhid ha già 24 anni, da sei mesi è tornato da Parigi dove è riuscito a coronare il suo sogno: diventare uno stilista.
Nella capitale francese ha vinto il premio “merdè gnè gnè” per il miglior cappotto a maniche corte dell'anno, ha trovato la somma per avviare una propria linea in Algeria ed ha anche trovato un modo per esportare la sua creazione in America: Yosla, un tubista ebreo polacco di origine yemenita che conosce l'inglese.
L'Algeria dei primi anni cinquanta è un universo pieno di contraddizioni e povertà, la strenua lotta per l'indipendenza dalla Francia porta ad un feroce odio verso l'occidente corrotto e demoniaco, la vita non è di certo facile per un giovine che sin dai primi anni di scuola è noto
 come “la frocetta rachitica” o “penoso sodomita”. L'Algeria dei primi anni cinquanta è anche un luogo tempestato dal sole dove il cappotto a maniche corte è per il Corano “la veste del demonio” ed è peccato gravissimo indossarlo. In Francia il dilemma per Ibrahim era la scelta tra il sacrificio dello stile o del comfort, nella sua terra è tra la ribellione o la morte, l'innovazione o la tradizione, tra un piatto di masfouf e un giovinetto imberbe. La fatidica mattina del 1 Novembre 1954 uscirà di casa vestito di rosa con un enorme tubo d'acciaio a tracolla ed un forbicina per unghie in mano verso la folla che in piazza sta dando vita alla guerra d'indipendenza algerina, mentre qualcuno, sottovoce, vomita sullo sfondo.

"il romanzo più bello che abbia mai letto" Lilly Posteeberg
"forse il capolavoro di questo secolo" Santoro Bonfenbrenner
"madonna mia" Elio Poltergheist

IL CAPPOTTO A MANICHE CORTE
ALSO AGRAFHAT IBN AHWAHL
alhagjkjhad editore
365 pag. 23.00€

BESTIARTIUM 2





Padre Teresa Vinmenderf.
Personaggio carismatico dell'Italia del dopo guerra sono in pochi a ricordarlo. 
“...un'essere immondo”, così lo descrisse Papa Pio XII dopo averlo incontrato a Roma nel 1949 poco prima di emanare la sua famosa bolla di scomunica ai comunisti. Composto per lo più da un tronco senza arti, con un solo piede, due (nobilissime) mani prive di braccia, pare che l'intera testa fosse fusa con l'apparato respiratorio, ciononostante fu in grado di prendere i voti al seminario arcivescovile di Benevento, di laurearsi in teologia ad Avellino nel 1936, e di intraprendere un lunghissimo percorso devozionale di povertà e servizio ai diseredati vivendo all'interno di gran parte della rete fognaria della Campania. Affetto dalla rarissima e simpatica sindrome di Roitier-Goldrake, riusciva a malapena deambulare solo strisciando, e comunicare con degli incomprensibili suoni gutturali che emetteva dal disgustoso orifizio posto all'incrocio delle clavicole, ma si dice fosse abilissimo nella composizione di sonetti in hawaiano antico. Amato dai poverissimi ai quali forniva vettovaglie e vesti raccattati in diversi istituti di beneficenza sarebbe divenuto priore del convento "i poveri di padre Catraja" se non fosse stato ripetutamente scambiato per un grosso topo di fogna e malmenato, dagli addetti alle pulizie dell'acquedotto di San Zaccaria frazione di Campagna, fino alla morte avvenuta nel Novembre 1969. I resti di Padre Teresa sono conservati in una teca presso l'ufficio catastale del comune di Santa Maria Capua Vetere.




SINDACALISMO ET ENIGMISTICA

Il sindacalismo puro è pura poesia, al pari della pura religione” cominciava così il discorso del giovine sindacalista Lylyio Espinoza durante lo storico intervento tenuto al Casinò Brahmaputra di Las Vegas nel 1956, poco prima che un camion guidato da un dissidente greco appartenente ad un movimento giovanile per la liberazione di Arthur Edward Pepper lanciato a folle velocità all'interno della sala falciasse centinaia di vite, compresa la sua.
dal punto di vista organizzativo e strutturale” continuava Espinoza, “ le peculiarità endroiche cambiano in base alle funzioni associate al sindacato, o meglio all'epifania che esso può concedersi innalzandosi di schiena tra i blocchi di concessioni politiche, misoneistiche e sociali, tenendo conto del chiasmo tra quattro elementi meno uno, rappresentato dalla volontà di potere della classe dominante, di solito prodromo di precise equazioni, meno l'intenzione fattuale, o di solito un albero...”.
Queste sono le uniche, e a tutt'oggi incomprensibili parole, pronunciate in pubblico dal giovanissimo sindacalista, allievo di Georges Eugène Sorel, prima che un camion lo zittisse per sempre. Da allora queste poche righe sono state variamente interpretate, analizzate, intrecciate, commutate in numeri, trascritte su pentagrammi, fin quando nella primavera del 1971 il fisico Victor Tdk non riusci ad estrapolarne un modello matematico che ora è alla base di gran parte dei software che producono cruciverba di medio livello.
Lylyio von Hostrsds ci offre il primo ritratto dell'enigmatico sindacalista del quale, fino ad oggi, non si conosceva quasi nulla, tranne la mastodontica altezza di 232 cm scolpita, per sua volontà,

sulla sua lapide sotto l'epigrafe "fui più alto di me stesso".


SINDACALISMO ET ENIGMISTICA
LYLYIO VON HOSTRSDS
PRAYO EDITORE
256 pag. 20.00€

BESTIARIUM 1







Il Von Tujrv è una curiosa creatura apparsa per la prima volta nelle cronache nord europee nella prima metà del XX secolo.
Se ne parla in un diario personale datato 1938 redatto da un funzionario di Адыгейск rimasto anonimo che scrive: "lo conobbi durante una rissa in un negozio di calzature, era un misto tra un educato banchiere di Berlino, una vecchia teiera prodotta a Bristol nel 1858 ed un elefante della specie Loxodonta Africana...risiedevano in lui la tempra socratica di un cinghiale della steppa e le capacità logico cabalistiche di Wittgenstein...amava la zuppa di cavoli -continua il documento- e i volumi di storia. Due anni or sono desinai con lui, era abilissimo nel linguaggio e dopo cena amava massacrare preti ortodossi con tutta la grazia che la natura gli aveva concesso"
Pare abbia lavorato come appendiabiti presso la biblioteca comunale di 
Адыгейск per poi scomparire nel 1925 lasciandoci una sola immaginedi se stesso in una cartolina spedita a sua madre, ed un trattatello sulle metodologie democratiche nelle fustigazioni atroci ad opera dei francesi di Napoleone dopo l'assedio di Giaffa durante la campagna d'Egitto. Il Von Tujrv in certe zone della Russia dell'est è considerato una figura terrificante e viene spesso utilizzato come minaccia per convincere i bambini a dormire nelle saune, o come icona protettiva nelle scuole di grammatica, in altre zone del nord si pensa sia stato la reincarnazione di Nikolaj Ivanovič Pirogov con qualche errore di calcolo, nella Russia del sud ha dato il nome all'omonimo premio letterario per sordomuti, mentre in Siberia, a tutt'oggi, è illegale pronunciare il suo nome.