STORIA DELLO SPIFFERO


Dal primo dicembre la Stracchio edizioni punta tutto sulla riedizione di alcuni classici della collana “storia delle cose”, un immensa biblioteca aperta sul sapere di ogni cosa di ogni epoca e per chiunque.
La Treccani recita : “spiffero: soffio di vento, corrente d’aria che penetra da un’apertura stretta “, ma è Sacrojenna che ne traccia la storia, dall'invenzione nell'antica Persia ellenica all'utilizzo estenuante con Alessandro Magno, dall'errato utilizzo nel periodo della la fine dell'impero romano fino al rinascimento inoltrato alla ribalta per tutto il periodo che va dall'illuminismo alla campagna di Russia durante la seconda grande guerra.
Accompagnandoci per mano in un labirinto di resoconti documentatati, l'autore non smette mai di stupirci con la sagacia, l'immensa conoscenza, la dettagliata comprensione storico-economica del fenomeno dello spiffero d'aria attraverso le imposte, dagli usci socchiusi in ogni luogo et in ogni tempo, e con le conseguenze che questo ebbe anche sulle grandi personalità che hanno fatto la storia, come la storica decisione di Napoleone di attaccare Lodi durante la campagna d'Italia, pare, dovuta ad un fastidioso spiffero proveniente dalla finestra del suo rifugio la notte del 8 Maggio 1796 che svegliò e porto a meditazione l'allora giovine generale, con conseguenze che fecero la storia.
Un'incredibile quantità di nuove conoscenze che ci farà riflettere sulla nostra comprensione del passato.

STORIA DELLO SPIFFERO
STRACCHIO EDIZIONI
312 PAG. 12.00€

CORSO DI TEOCRAZIA ARMATA

Solo Dio è fondamento delle dottrine politiche”, “sconfiggiamo San Tommaso”, “la modernità che fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto nella volontà del popolo, e non nel volere di Dio, è frutto del demonio”, “no, nemmeno, all'interazione calviniana”, “ uno dei giorni peggiori della mia vita? Quando nel 1946 il mondo estorse al Giappone la dichiarazione della natura umana dell'imperatore, uccidendo la raffinatissima teocrazia nipponica”. Questi alcuni dei paragrafi che il reverendo Salandro Saltabuoni ha consegnato alla storia prima di immolarsi alla causa della teocrazia estrema dando fuoco a se e alla sua parrocchia con all'interno i suoi 145 fedeli non udenti durante il suo ultimo corso di Teocrazia, nel Novembre del 1987.
La teocrazia come forma di controllo della società, possibilmente armata alla bisogna, è sempre stato il “chiodo fissum” di padre S.S. (come veniva affettuosamente chiamato dai conoscenti), fin da quando il 16 novembre 1964 tentò di rivendicarne la legittimità protestando a morte amputandosi una gamba sine anestesia con il calcio del suo inseparabile kalashnikov da cerimonia, contro il Capitolo III della neonata costituzione dogmatica “Lumen Gentium” durante il Concilio Vaticano II. Da allora ad oggi la sua figura ha smosso le acque della politica vaticana riconfigurando i nuovi approcci sotterranei nei confronti dei popoli minori del terzo mondo in chiave più attiva e coinvolgente, e gettando le basi per le nuove teorie alla base della gestione contabile degli averi vaticani come "somma parafrasi della luce divina".

La massacrante neo-esegesi vetero testamentaria, la profondissima conoscenza dell'impero bizantino, l'apertura mentale di certi voli pindarici sulla psicologia degli stati di polizia dall'Impero Persiano ad oggi, l'arguzia boccaccesca nella costruzione dei periodi, nonché la punteggiatura altomedievale, fanno di questo testo uno dei migliori del suo genere.

CORSO DI TEOCRAZIA ARMATA
PADRE SALANDRO SALTABUONI
TRECRISTI EDIZIONI
987 Pag. 28.00€


COME ALLONTANARE LE PERSONE BRUTTE



Il fastidio e la repellenza che tutti noi proviamo quando una persona esteticamente intollerabile entra nel nostro campo visivo è da sempre l'oggetto di indagine di Sergey Giacalone. Etno-psicologo e fondatore del Wolfgang Köhler Gest fun club. Giacalone ha studiato sociologia per anni, in incognito, con Pierr Kuparnayaskjija e Andrew Harrell, e riducendo le tesi più estremiste è riuscito a teorizzare 8 diversi approcci alla bruttezza altrui.
Il saggio, giustificando l'idea di una bellezza superiore e socialmente utile per la preservazione della specie umana tout court, prende in considerazione in questo primo volume “il brutto in sè” concepito esclusivamente come “aemerdum” e tradizionalmente legato al concetto di Kalokagathia, ed il “brutto formale” legato ad un qualunque, seppur impercettibile, squilibrio tra le parti del tutto.
Gli approcci sono stati teorizzati scientificamente in base all'enneagramma di
 Uspenskij, ai rapporti cromatici tra le foglie di due diversi tipi di acero, e ad alcune antiche leggi del codice di Hammurrabi.
Dipanandosi tra accettazione, rimozione-rifiuto, comprensione e soluzione alla bruttezza, Giacalone dà corpo alle più flebili voci della nostra coscienza, "il brutto non è bello, non è utile e va rifiutato, e così è per le cose e le persone..."
Un saggio unico ed innovativo nel suo genere, già vincitore del premio Lilly Wacom a Pietralcina.

COME ALLONTANARE LE PERSONE BRUTTE
MA EDITORE
562 pag. 25,00€


MAMMELLE STANCHE

La famiglia di Katia Anchylery vive a Boston da 2 generazioni, rappresentanti della classe medio borghese, conducono un esistenza da benestanti grazie al florido commercio di testicoli di maiale dell'azienda di famiglia e a diversi investimenti in borsa.
Katia segna sul suo diario tutto quello che accade al suo giovane corpo sin dal 1919.

Il 24 Ottobre 1929 scrive “questo è il peggiore giovedì che io ricordi, le mie mammelle sono scese quasi all'ombelico...”
Quella di Elsa Puslan Majakowsky è una scrittura fittissima di rimandi simbolici, di raffinate allegorie, di accurate descrizioni dei giorni che portarono alla crisi del '29. Una realtà che si deprime giorno dopo giorno e che porta la protagonista al folle gesto, un' innesto chirurgico con un coniglio affetto da sindrome di Cotard nella speranza che i suoi seni si rassodino, e che la sua famiglia guarisca dalla depressione del 1929.
Un commovente spaccato dell' america durante gli anni bui scritto con amore. Forse un capolavoro.




MAMMELLE STANCHE
gion&gion edizioni
658 pag. 14.70€

ELZEVIRO 7

Slavoj Žižek e l'arte lacaniana dei capelli grassi
di Santoro Bonfrebbenner

"c'è un momento nella vita psichica dell'individuo dove lo sguardo dell'infante, tra i 6 et i dieciotto mesi, incrocia quello della madre allo specchio, e se ciò accade la stessa immagine riflessa dell'infante verrà riconosciuta come la propria, ed un percorso di coscienza equilibrato potrà cominciare", questo si legge in un appunto su carta di riso appartenuto a Lacan e datato 1935. Potrebbe anche accadere che in una famiglia slovena una madre tradizionalista di Lubiana intenta a preparare il pranzo per gli ospiti una mattina dell' Aprile 1949 sfiori con un panno intriso di grasso di maiale lo specchio della credenza del povero soggiorno, e quello stesso pomeriggio in quello stesso specchio lo sguardo del suo piccolo non si focalizzi sul riflesso di quello di sua madre ma sulla macchia di grondante grasso di maiale dell'altopiano del Triglav. Questo potrebbe essere accaduto a Slavoj Žižek.
Slavoj Žižek con malditesta
Da una ricerca dell'I.I.S. (International Statistical Institute) sembrerebbe che nell' 82% delle foto che ritraggono Žižek durante le sue numerosissime conferenze, i capelli del filosofo sloveno siano sempre curiosamente affetti da una gravissima forma di "seborrhea volontarium", le teorie sul perchè di questo curioso accadimento sono già da qualche anno motivo di tesi universitarie e ricerche di diversa natura. La più accreditata vede il motivo in un giovanile errore semantico nella sua infatuazione per le eresie di Jakob Böhme, corrotte dall'erroneo accostamento del cognome del filosofo-teologo-mistico tedesco con un preciso stile di vita, che portò il giovine Slavoy vicino alla vita dissipata di certa Francia di fine ottocento, e ad un accondiscendenza verso una certa qualità di sudiciume esteriore di chiara marca marxista vetero extra parlamentare. Per quanto la quasi comprovata lettura Lacanina dell'acconciatura di Žižek sia la più accreditata, la più esatta mi sembrerebbe pero quella riferibile ad un ulteriore errore di lettura, cioè quello della Heiddegeriana "essenza della verità" (conferenza del 1930 il cui testo Slavoy ha tatuato sulla schiena), dove viene certamente confuso il campo semantico, et di conseguenza il ruolo, del linguaggio ( ove per Heiddeger  non è uno strumento manipolabile arbitrariamente, così come non lo sono il tempo, gli enti intramondani, e certa pasticceria del sud Italia) con quello della "capigliatura" secondo la concezione di Ernesto Malacarne il barbiere di origine palermitana di Slavoy Žižek.
Il risultato è la quasi apotropaica non manipolabilità arbitraria del capello, un marca comunque distintiva di uno dei più pesanti filosofi dello star system odierno. Non so altro.

In fede
Santoro Bonfrenbenner