ELZEVIRO 4

4 SI FA PRESTO A DIRE KRISHNAMURTI
di Arcadio Zauberflote


Non è facile essere vivi. Quando non sono al telefono con Umberto Eco o non piango difronte la mia finestra, sono nelle librerie ad orinare negli angoli, a cercare libri invenduti perché troppo interessanti, oppure a spiare da dietro le pile di Dan Brawn o Fabio Volo le richieste della gente mentre il mio grammofono portatile suona Franco Battiato. 
Noto sovente le donne, spesso casalinghe, maestose maestre decrepite in pensione o donne pseudo colte che frugano in tasca o nella borsa in cerca di bigliettini dove probabilmente hanno appuntato velocemente al telefono un libro consigliato da qualche amica che insegna yoga nel portabagagli di un suv, o da qualche parente che regolarmente frequenta uno psicoterapeuta ebreo che in gran segreto si masturba travestito da macellaio. Ed è sconfortante notare come si accingano con passo glorioso a sostare difronte il settore di medicina alternativa in cerca di testi sul lifting, o al settore esoterismo a cercare qualcosa sulla guarigione per mezzo degli angeli, ed è parimenti sconfortante notare quanto spazio vomiti ogni giorno la mobilia che contiene le filosofie orientali riempiendosi sempre più di testi, ma senza che aumenti la presenza di autori come Peppe Tucci, (il quale ebbe l'onore di rannicchiarsi a defecare dietro un altura in Tibet quasi dieci anni prima di Fosco Maraini), o Daisetsu Teitaro Suzuki, o ancora Trangusto Muscarnera, il filosofo muto che non andò mai in oriente, ma in realtà... qualsiasi cosa è sconfortante. 
il giardinetto zen di Arcadio Zauberflote
La cultura del new age, oramai forse l'aggregato socio esistenziale più grande di tutto l'occidente, ci sta schiacciando.
Ma in fondo nulla di nuovo, già quarantasei anni fa Quentin Criscimanni studiando gli effetti del rum sulle formiche si accorse di alcuni particolari comportamenti standard di massa e teorizzò la “perdita dell'identità etnica a sfondo convulso”.
La meccanica era semplice: quando un agente esterno (il rum per Criscimanni, la noia nel caso dell'attuale occidente) debilita la coscienza “etnico-sadducea” (per dirla alla Kjiuopsdhthiunpl) scatta autonomamente un meccanismo che abbassa le difese intellettuali e abbraccia tutto ciò che di più patetico e potenzialmente alla moda c'è nel campo sociale.
L'innesto esistenziale di una conoscenza più antica, di una sorta di “abbraccium maternum ” amplificato dalla percezione del “vecchio come buono ma non quando si tratta di parenti stretti” come recita la formula di Brasecchi-Caspalli (1934), ha da sempre facilitato l'apertura verso culture altre ed in special modo quella antica orientale.
Furono studiosi e/o viaggiatori dei secoli passati ad aprire la strada a quel processo degenerativo di “errore/
facile identificazione” con l'oriente che non ha più avuto fine, ma chi in particolare? Quale di quei viaggiatori ?
Le intricate verità del passato difficilmente oramai potranno essere svelate e a nulla è servito il mio personale contributo quando nel 1998 portai davanti la corte di Catania il mercante fiorentino del XVI secolo Filippo Sassetti, a parere mio, reo di eccessiva leggerezza nel millantare con troppa facilità talune similitudini tra il latino e il sanscrito; ma il danno ormai era fatto.
Tra sette e ottocento esplodeva il “rinascimento orientale”, alcuni filosofi come Schopenauer ne amplificarono la portata citando a man bassa Veda, Upanishad e tasti sacri indiani probabilmente inventati al puro scopo di poter ampliare la cerchia di amici sui social network di carta dell'epoca.
Ormai la coscienza collettiva era pronta, Helena Petrovna Blavatsky a fine ottocento oltre a fondare la Società Teosofica intratterrà rapporti con degli spiriti-guida e maestri occulti, ad oggi non ancora identificati, che la estrarranno da una fossa comune durante la battaglia garibaldina di Monterotondo, le sveleranno le verità più segrete e, sembrerebbe, alcune ricette per cuocere la pecora in crosta. Ma di tutto questo non rimane testimonianza, solo misteri... è l'insondabile che fa gola, o
 meglio, il " mistero dell' inconoscenzacome ebbe a teorizzare Harnald Packcenter Comotti in " I poteri dei Massoni e le interrogazioni esistenziali" (1977). 
Io mi chiedo se sono solo questi piccoli misteri di carattere antropo-sociale ad affascinare lo sperduto cittadino abitante delle magmatiche lande occidentali ? E' forse solo la “perdita” teorizzata dal Criscimanni a far si che esistano discipline non scientifiche come il Channeling, la Reincarnazione, la Cristalloterapia, l'Angiologia o la Geologia, e far si che si cerchi un libro di yoga nella sezione "sport" di una libreria ? Ed è sempre lo stesso mistero a far si che si legga tutto Osho o Yogananda senza aver mai spulciato nessuno dei 128 saggi sulla "Gnoseo-ontologia Tomistico Cusanea dell'essere" di San Appocride da Darmastena, o la "Summa dei peccati dell'olfatto in Pentecoste" di San Demetrio lo stilista? Ed è sempre quel mistero che fa si che una studentessa di lettere impieghi in media circa 112 secondi per pronunciare, riempiendosi  la bocca e l'ego, la frase  “ma tu lo conosci Krishnamurti...?”, o forse è solo colpa di Giorgio Armani...



                                                                    attendo le risposte
Arcadio Zauberflote

                                                              

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